(articolo da Umanità Nova) L’avvento alla Presidenza del Consiglio di una post (?) fascista, a cento anni esatti dalla marcia su Roma, ha provocato timori più che giustificati su di una futura involuzione dello “Stato di diritto” in Italia (basti pensare alle prime norme cosiddette contro i “rave party”)
Tuttavia bisogna tener conto che l’attuale Stato “democratico” dispone già di un ragguardevole bagaglio di norme repressive. Facciamone un breve elenco (e siamo sicuri che alla fine dell’articolo ne avremo dimenticate parecchie).
Misure amministrative: avviso orale, foglio di via, sorveglianza speciale sono oggi misure ampiamente usate contro attivisti, militanti no tav e sindacalisti di base, definite impropriamente “norme fasciste” , risalgono in realtà alla legge di pubblica sicurezza del 1899 voluta da Francesco Crispi. Lo Stato repubblicano si è ben guardato dall’abolirle ma le ha anzi aggravate con l’introduzione del Daspo nel 1989, via via esteso dall’ambito sportivo ad ogni tipo di manifestazione pubblica.
La misura di PS più longeva è probabilmente l’obbligo di soggiorno, che risale addirittura alle norme penali borboniche (misure per gli “attendibili”), diventa domicilio coatto col regno d’Italia, confino in epoca fascista, poi soggiorno obbligato in epoca repubblicana. Oggi si presenta in forma più edulcorata (ma con il nuovo governo chissà…)
Quanto ai cittadini stranieri “extracomunitari” con la legge Turco-Napolitano (voluta nel 1998 dalla democraticissima Europa) e l’istituzione dei Centri di Permanenza “Temporanea” (oggi Centri di Permanenza per il Rimpatrio) si è creata una vera e propria detenzione amministrativa disumana in cui il malcapitato viene incarcerato per mesi senza aver commesso alcun reato e senza alcuna reale possibilità di difesa in istituzioni totali in attesa di essere rispedito al Paese di origine. Leggi tutto “Stato democratico e leggi repressive”