I MORTI SONO TUTTI UGUALI ? RAMELLI E AMOROSO

Gaetano Amoroso, vittima dello squadrismo fascista

Ogni anno, il 29 aprile, la destra milanese ricorda rumorosamente l’uccisione del giovane studente di destra Sergio Ramelli morto nel 1975 (quest’anno anche con l’augusta presenza del Sindaco Sala e di altri maggiorenti PD). Mentre passa sotto un silenzio quasi totale l’anniversario della morte, avvenuta lo stesso giorno del 1976, del giovane militante comunista (Comitati antifascisti) Gaetano Amoroso vittima di un agguato fascista.

Già questo fatto mostra plasticamente che “non tutti i morti sono uguali”.
Quest’anno (2019) alla commemorazione di Gaetano Amoroso in piazzale Dateo (organizzata meritoriamente ogni anno da un, purtroppo assai piccolo, gruppo antifascista) hanno partecipato  anche l’ANPI e (a sorpresa) il PD. Nel suo discorso il segretario del’ANPI Cenati non ha trovato di meglio che mettere sullo stesso piano la morte di Amoroso e dell’agente Marino (uccisi dai fascisti) e quella dei neofascisti Ramelli e Pedenovi dicendo che, appunto, “i morti sono tutti uguali”

Immaginiamo che il prossimo 25 aprile Cenati deplorerà l’impiccagione postuma di Mussolini in piazzale Loreto !

Hegel distingueva la “conoscenza dell’Intelletto” da quella “della Ragione”. L’Intelletto analizza in modo astratto i fatti singoli, senza saperli collegare, la Ragione comprende il contesto e nel contesto complessivo individua ed ordina il significato dei singoli fatti.

Per un politico di oggi può avere forse un senso dire che “i morti sono tutti uguali” riferendosi alle lontanissime lotte tra Mario e Silla di cui ci parla la storia romana. Ma il fascismo è oggi un fenomeno ben vivo, politicamente pericoloso, in piena ripresa ! Per un antifascista non può avere senso dire che “i morti sono tutti uguali” !

O meglio, un senso ce l’ha e anche troppo chiaro, se a pronunciare queste parole è un vecchio arnese di una sedicente “Sinistra” che ormai da decenni ha abdicato ad ogni idealità originaria.