Movimento no green pass e (?) lotta di classe

E’ oggetto di discussione in questi giorni se le mobilitazioni del movimento contro il green pass possano essere considerati un momento di lotta di classe e, più in generale, della rivolta degli/delle sfruttati/e contro gli sfruttatori.

La nostra risposta è negativa. Vediamone il perché, passo passo.

Le devastazioni ambientali, il collasso della sanità pubblica e la gestione securitaria della pandemia

La pandemia ha messo in chiara luce le devastazioni prodotte dallo sviluppo capitalistico, in primo luogo nella distruzione dell’ambiente: la distruzione dell’habitat naturale di molte specie viventi favorisce (e sempre di più favorirà) il passaggio di malattie insidiose da una specie all’altra.

La pandemia è quindi una catastrofe “naturale” simile alle inondazioni, ai cicloni e alle altre catastrofi che sempre di più si stanno abbattendo sull’umanità. Non si tratta solo di “riscaldamento globale” occorre avere ben chiaro che è il modello di sviluppo capitalistico che rischia di portare l’umanità all’estinzione.

Venendo al caso italiano: decenni di politiche neoliberiste hanno smantellato la sanità pubblica a favore di quella privata basata sul profitto. Il risultato è che con la crisi pandemica ci si è trovati con una medicina territoriale quasi inesistente, ospedali pubblici con un numero insufficiente di letti di terapia intensiva e ospedali privati che, avendo puntato completamente sull’erogazione delle prestazioni più lucrose, sono spesso del tutto privi di reparti di terapia intensiva.

Il risultato è stata una strage (l’Italia è il paese dell’Europa occidentale con il numero più elevato di morti in percentuale).

Di fronte a questa catastrofe quale è stata la risposta dello Stato ? Essenzialmente securitaria, con proibizioni e sanzioni, mentre gli investimenti sulla sanità continuavano (e continuano) ad essere carenti.

Così, mentre il paese era in pieno lockdown e i cittadini erano obbligati a rimanere chiusi in casa, gli operai delle fabbriche erano “contraddittoriamente” costretti a presentarsi al lavoro con scarsissime tutele, viaggiando su mezzi pubblici sovraffollati (profitto uber alles). Solo gli scioperi spontanei (non certo sostenuti dai sindacati confederali) hanno permesso di ottenere alcune minime garanzie di sicurezza.

Mentre veniva imposto il distanziamento sociale nel paese nelle carceri non veniva assunta nessuna misura per ridurre quanto meno il sovraffollamento. Sole le rivolte dei detenuti (duramente represse e con varie morti “misteriose”) hanno obbligato lo Stato ad adottare qualche minima misura.

Veniamo ai vaccini. È evidente che un’ampia campagna vaccinale (purché sia a livello mondiale, altrimenti si favorisce solo la diffusione di varianti sempre più subdole) può essere la risposta migliore, almeno per tamponare gli effetti più devastanti della pandemia.

Quale è stato l’atteggiamento dello Stato ? Anche qui si opera con supponenza e attraverso imposizioni. I cittadini vengono trattati come idioti su cui piovono ordini e contrordini contrastanti.

Emblematico il caso del vaccino Astra Zeneca. Prima “ottimo e abbondante” per tutti; i possibili effetti collaterali ? Bufale ! Poi sospeso e indicato come idoneo solo per i giovani, poi sospeso e indicato come idoneo solo per gli anziani, infine ritirato completamente dalla distribuzione (le scorte sono state inviate come grazioso omaggio a paesi del terzo mondo come la Tunisia). Interessante notare che il vaccino Astra Zeneca era quello che costava di meno e che continua ad essere utilizzato con un certo profitto in Gran Bretagna.

Il risultato di queste giravolte è stato solo quello di disorientare la popolazione che, di fronte a messaggi contrastanti, ha finito per prestare orecchio a teorie complottiste e per perdere fiducia nella scienza.

Occorrerebbe capire che la scienza non è un insieme di verità assolute, ma una ricerca costante che, attraverso “congetture e confutazioni” (per dirla con Popper) giunge via via a nuove soluzioni e che, nel pieno della crisi pandemica, non può procedere che attraverso ipotesi e tentativi.

Ma lo Stato, anziché un approccio problematico, preferisce sempre una gestione militare delle crisi (vedi il generale degli alpini come commissario straordinario) e la scienza viene utilizzata solo come pretesto per imporre soluzioni eminentemente politiche. Vedi l’ultima trovata del green pass, un mezzo per obbligare i cittadini riottosi a vaccinarsi “spontaneamente”.

Ma sui vaccini ci sarebbe molto altro da dire: dal rifiuto di sospendere i brevetti sui vaccini (misura pur prevista dalle norme internazionali e più che giustificata dai fiumi di denaro pubblico riversati nella ricerca), allo smantellamento della sperimentazione sul vaccino “italiano” Rheitera. Tutte misure che lasciano amplissimi margini di profitto alle multinazionali farmaceutiche.

Da “Apriamo tutto” ai no vax e ai no green pass

Di fronte alla politica statale dei lockdown (a parte la mobilitazione nelle fabbriche, di cui abbiamo già parlato) abbiamo visto scoppiare prima di tutto la rivolta dei bottegai e degli esercenti di bar, ristoranti e discoteche (enormemente amplificata dalla stampa e sostenuta da talune forze politiche) protesta tendente alla riapertura indiscriminata dei pubblici esercizi in nome del profitto.

È interessante osservare che, in un periodo in cui ogni minima manifestazione politica era duramente repressa, gli assembramenti di bottegai erano tollerati dalle forze “dell’ordine”.

Questa protesta era chiaramente espressione del malessere di ceti medi a rischio di impoverimento.

Andava intanto montando la protesta no vax, favorita dalle indicazioni contraddittorie provenienti dal governo di turno. In questo caso la protesta è chiaramente interclassista, alimentata da pazzoidi, complottisti, terrapiattisti e compagnia cantante ed è ispirata a premesse sostanzialmente irrazionalistiche, tipiche di movimenti come il fascismo e il nazismo. Non è un caso che in questo movimento vi sia ampia presenza di organizzazioni di estrema destra.

L’introduzione del green pass ha dato nuova linfa a questi movimenti permettendo loro di ampliarsi notevolmente, acquisendo consensi anche nei ceti operai. E’ evidente infatti che il green pass costituisce, oltre al resto, un modo di trasferire dal padronato ai lavoratori gli oneri della sicurezza nella aziende.

Le due piazze

Quello che è successo a Trieste è emblematico.

La mattina dell’11 ottobre 2021 si sono riunite in piazza mille persone (nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base) presentando una organica critica alla politica statale fin qui seguita e al modello di sviluppo capitalistico.

Nel pomeriggio dello stesso giorno si sono riunite quindicimila persone con le parole d’ordine, del tutto decontestualizzate, di “No green pass” e “Libertà, libertà”

La sproporzione tra le due piazze è impressionante e fa capire come in Italia il fascismo abbia sempre potenzialmente una base di massa, oggi come cento anni fa (ma d’altra parte Salvini e Meloni non hanno insieme il 50 % delle indicazioni di voto nei sondaggi ?).

Fascisti i no green pass ? Certo che no. Ma sicuramente espressione di una mentalità aclassista incapace di collegare le minute limitazioni alla propria “libertà” ad una critica generale al sistema capitalistico, statuale, patriarcale.

Movimento potenzialmente rivoluzionario quello green pass ? Anche qui la risposta è nettamente negativa. Con queste premesse è impossibile andare da qualunque parte e i (pochi) gruppi di estrema sinistra che sono entrati nell’agitazione per orientarla stanno perdendo il loro tempo.

Quello che è seguito a Trieste è sotto gli occhi di tutti. Il governo, stufo di intemperanze “eccessive”, è intervenuto nel modo che preferisce: quello militare, sgomberando con la forza il pacifico presidio davanti al porto (non senza averlo prima ampiamente delegittimato attraverso la solita stampa di regime, ma anche la disinformazione è un’arma da guerra).

L’agitazione dei portuali (priva di chiare connotazioni di classe) non è riuscita ad estendersi nei luoghi di lavoro. Ma d’altra parte, posto che buona parte dei lavoratori sono vaccinati, la sola protesta contro il green pass non è idonea a creare un ampio fronte di lotta.

D’altra parte il sindacalismo di base ha dimostrato ancora una volta i suoi limiti senza riuscire a capitalizzare le tante contraddizioni evidenziate dalla pandemia,

Ci troviamo in mezzo a un guado ed occorre studiare nuove strategie, senza codismi perdenti.

6 risposte a “Movimento no green pass e (?) lotta di classe”

  1. questi no green pass li vedo sfilare regolarmente senza manco una mascherina, probabilmente la maggior parte è convinta che il virus non esista nemmeno. Le parole d’ordine scandite ossessivamente “no greenpass” e “libertà” mi assomigliano più all’ “Allah akbar” e all”OM” di certe religioni. Dichiarazioni di fede, cervelli destinati all’ammasso, impressionante ! Tra 50 anni non ci sarà più la specie umana grazie al cambiamento climatico e ci si mobilita per il greenpass ??

  2. Un paio di fatti recenti: 1) i partuali hanno abbandonato la lotta; 2) le piazze continuano a riempirsi e molti lavoratori continuano comunque a resistere sul posto di lavoro, essere iscritti a un sindacato di base potrebbe aiutare; 3) è emersa una nuova leadership cioè il Comitato 15 Ottobre di Stefano Puzzer, di stampo qualunquista/ mancanza di idee/ revival di supertizioni religiose – i compagni di varie tendenze che sperano di infondere dei contenuti alle proteste contro il green pass si trovano scavalcati, il che non vuol dire che sia una cattiva idea di per sè; 3) la provincia di Trieste ha il più alto tasso di contagi in Italia, e nessuno alle proteste indossa una mascherina, a mio avviso molto utile come prevenzione, tutte le proteste BLM erano con mascherine, e distanze se possibile..

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