Sul caso Astrazeneca (vaccini, bufale e capitalismo)

Un articolo esemplare da “Umanità Nova”:

Molti anni fa ero nella casa di vari amici e la televisione trasmise le prime immagini a colori di Marte riprese da una sonda che era atterrata – credo fosse Pathfinder[1] – ed una compagna disse al volo: “Accidenti, allora l’acqua c’era davvero”. Noi tutti vedevamo solo una distesa desertica piena di sassi ma lei era una geologa e ci spiegò perché e percome le forme che vedevamo quasi sicuramente erano il segno della loro precedente immersione in acqua allo stato fluido corrente: insomma, il suo sapere le permetteva di vedere cose che noi non vedevamo o, meglio, vedevamo ma non capivamo in mancanza del suo specifico sapere.

All’epoca avevo già una formazione in logica formale che poi nel tempo ho approfondito e allargato in vari campi affini, tra cui la logica induttiva – in altre parole il calcolo delle probabilità e la sua applicazione nella statistica inferenziale. In questi giorni, con lo scoppiare del caso Astrazeneca, ho ripensato spesso a quella sera: mi rendevo conto che comprendevo al volo cose che a molti altri erano assolutamente opache ma, a differenza di noi presenti quella sera, molte delle persone con cui interloquivo non avevano alcun interesse a mutare la loro opinione e ritenevano che la loro credenza, in un campo a loro perfettamente sconosciuto, fosse quella giusta. Nemmeno il fatto che pressoché tutti gli esperti delle motivazioni in base alle quali si assegna un fattore causa/effetto in coppie di eventi simili a quelli di cui si stava parlando – epidemiologi, virologi, immunologi, matematici, logici, statistici – dicessero le stesse cose[2] li smuoveva di un millimetro, anche se si trattava di faccende che potevano essere spiegate facilmente a chiunque.

In effetti, la bufala sul rapporto causale tra vaccinazioni e morti era evidente a chiunque maneggiasse un minimo il concetto di significatività statistica SEGUE

Gorizia: condanne per la manifestazione antimilitarista del 2018

Il 3 novembre 2018 a Gorizia c’eravamo tutte e tutti!

Nelle ultime settimane sono stati recapitati quattro decreti penali di condanna ad altrettanti compagni della regione, in riferimento al corteo antimilitarista del 3 novembre 2018 a Gorizia da noi organizzato, con la richiesta di pagamento per un totale di quasi 11.000 euro. I capi di imputazione contestati sono: manifestazione non autorizzata, imbrattamento e accensioni pericolose di materiale pirotecnico.
Quel giorno una manifestazione di quasi 400 persone percorse le strade del capoluogo isontino per contestare le mortifere celebrazioni militariste e nazionaliste legate al centenario della “vittoria” nella prima guerra mondiale costata milioni di morti, feriti e mutilati.

Un’iniziativa scomoda perché legava il ricordo del primo massacro mondiale con la lotta contro il militarismo e le guerre di oggi. Durante tutto il corteo sono state infatti denunciate le responsabilità del militarismo nostrano nelle guerre che insanguinano tante parti del mondo; responsabilità dirette tramite la produzione e la vendita di armi (di cui un esempio concreto è la fabbrica Leonardo/Selex a Ronchi) e gli interventi militari e neocoloniali dell’esercito a supporto degli interessi delle grandi compagnie a partire dall’Eni.

Una giornata di lotta che è stata da subito ostacolata dalla Questura che, con assurdi pretesti, ha cercato di limitare la nostra visibilità negandoci inizialmente gran parte del centro città. Leggi tutto “Gorizia: condanne per la manifestazione antimilitarista del 2018”

Come ti distruggo la scala mobile… Pagine di storia (1978-1992)

“C’era una volta la scala mobile…” La nostra storia potrebbe iniziare così, ma non è una storia a lieto fine (almeno per ora).

Il meccanismo di indicizzazione dei salari all’aumento del costo della vita (noto come “indennità di contingenza” o “scala mobile”) viene introdotto in Italia fin dal 1945 e poi via via modificato fino alla “unificazione del punto di contingenza” nel 1975. Negli anni settanta costituisce un meccanismo fondamentale per mantenere il valore reale dei salari di fronte all’inflazione.

I detrattori della scala mobile hanno sempre sostenuto che il meccanismo contribuiva ad aumentare l’inflazione in una folle rincorsa prezzi-salari che rendeva illusori gli aumenti salariali. Omettono però di ricordare che l’Italia attuava all’epoca regolarmente delle “svalutazioni competitive” per favorire le esportazioni dei prodotti nazionali: la lira veniva svalutata, aumentavano così le esportazioni mentre importare dall’estero diventava meno conveniente, questo meccanismo produceva inflazione a manetta. Se poi lo sommiamo al vertiginoso aumento del prezzo del petrolio (inflazione importata) in atto dal 1973 scopriamo i veri responsabili dell’inflazione a due cifre che caratterizza gli anni settanta. Leggi tutto “Come ti distruggo la scala mobile… Pagine di storia (1978-1992)”

Storia infame del sindacalismo di Stato

Riproponiamo qui in download dall’originale un articolo datato (pubblicato su Collegamenti-wobbly, gennaio-giugno 2003) che tuttavia non ci sembra aver perso di attualità.

Nel testo viene evidenziata la “singolare” continuità tra la normativa fascista (legge 3 aprile 1926 n. 563) che impose il monopolio dei sindacati fascisti fingendo di mantenere la libertà sindacale e l’attuale normativa “democratica” (D.lvo 30 marzo 2001 n. 165) che consegna il monopolio ai sindacati “concertativi”.

Viene affrontato il tema del collateralismo sindacati-partiti che connota tutta la storia d’Italia e il problema della degenerazione burocratica del funzionariato sindacale

12 dicembre 1969: La strage è di Stato, Pinelli è stato assassinato

La strage di Stato: come è morto Giuseppe Pinelli
Il 12 Dicembre 1969 una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano: 14 morti e oltre cento feriti (altri due moriranno in ospedale). Le indagini si orientano immediatamente verso gli ambienti anarchici ignorando gli indizi che portano verso una matrice fascista dell’attentato. Un attentato voluto da settori dei servizi segreti per fermare le grandi mobilitazioni popolari del periodo e appaltato a gruppi fascisti: una strage di Stato. A Milano il 12 Dicembre decine e decine di sospetti vengono fermati, portati in questura e sottoposti a lunghi interrogatori. Tra questi il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli. Leggi tutto “12 dicembre 1969: La strage è di Stato, Pinelli è stato assassinato”

Ricordando Luciano Farinelli, “militante coriaceo”

Ricordiamo insieme Paolo Finzi, direttore di “A rivista anarchica” (recentemente scomparso) e Luciano Farinelli, storico direttore de “L’Internazionale”

“Una persona semplice, un militante coriaceo
di Paolo Finzi  [ da A rivista anarchica  anno 25 nr. 222 novembre 1995]

Il 24 giugno [1995] è morto ad Arcevia (Ancona) Luciano Farinelli. Non aveva ancora compiuto 64 anni. Era nato ad Ancona il 24 settembre 1931. Dopo il ricordo di Liuba Casaccia pubblicato sullo scorso numero, ecco quello di un nostro redattore

Quando, negli anni drammatici ed entusiasmanti che vanno dalla caduta di Mussolini (luglio ’43) all’immediato dopoguerra, il giovane Farinelli si avvicina al movimento anarchico in Ancona, non è certo solo. Sono tanti i giovani che, in quel clima di entusiasmo per la fine della dittatura, di speranze suscitate dalla Resistenza antifascista e di sensazioni di poter finalmente costruire qualcosa di migliore e di radicalmente diverso, entrano in contatto con gli anarchici, si stringono intorno ai numerosi “reduci” dalle galere, dal conflitto, dall’esilio – che costituiscono la colonna vertebrale di un movimento che si riaffaccia sulla scena sociale immediatamente catalizzando una fetta significativa di quelle speranze e di quelle illusioni.
Per ragioni complesse, che vanno anche al di là dei limiti e delle carenze del movimento anarchico (ma certo non vi prescindono), quell’ondata post-resistenziale si prosciugò e la sinistra rimase per decenni sotto la pesante cappa del comunismo stalinista. Il movimento anarchico, pur ridotto fortemente di numero e di capacità di influenza, seppe resistere. Leggi tutto “Ricordando Luciano Farinelli, “militante coriaceo””

BASTA VIOLENZA DI GENERE: Non perdoniamo e non ci lasciamo sottomettere e rivendichiamo l’autodifesa femminista!

(dal blog Affinità libertarie)

Violenza di genere: i dati italiani del 2020 sono un susseguirsi di percentuali aggravate dalla solitudine e dalla chiusura sociale. 

Mentre durante il lockdown  a livello nazionale  la violenza di genere in ambito familiare e domestico ha raggiunto nuovi tristi primati numerici, non sono nemmeno mancati gli episodi di stupro o tentata violenza ai danni delle donne a livello locale

Ricordiamo e riportiamo all’attenzione pubblica lo stupro di Capodanno, quello di ferragosto a Lignano, il tentativo di stupro all’ospedale di Udine avvenuto qualche settimana fa ai danni prima, di una donna in attesa di cure al pronto soccorso e poi, di una donna anziana ricoverata in un reparto, il recente episodio di via Cividale a Udine, dove all’inizio di Novembre cinque uomini tentavano di stuprare una donna e venivano fermati da un altro uomo che si trovava casualmente sul luogo.

Paradossale e al tempo stesso emblematica della logica che tiene in vita la cultura dello stupro é la narrativa di quest’ultima vicenda proposta dalla stampa locale, che preferisce mettere in risalto il carattere eroico dell’intervento da parte dell’uomo, il quale accorre a scongiurare l’aggressione, piuttosto che soffermarsi sulla gravità in sé dell’atto di violenza perpetrata ai danni della ragazza.  

Non sarà certo un caso che non ci si dilunghi sull’identita e nazionalità degli aggressori, in quanto evidentemente non strumentale al consueto discorso di criminalizzazione dello “straniero” e perciò non funzionale alle solite politiche razziste che alimentano liberticide politiche securitarie. Leggi tutto “BASTA VIOLENZA DI GENERE: Non perdoniamo e non ci lasciamo sottomettere e rivendichiamo l’autodifesa femminista!”

4 novembre: festa dei massacratori

Inutile strage ? Certamente è stato inutile il sacrificio di nove milioni di morti (seicentomila in Italia) inutilmente ammazzati, tra i quali è stata ripescata la salma di un povero caduto, un “milite ignoto” da imbalsamare come simbolo del militarismo patriottico. Assai utile invece per i grandi industriali che, comodamente imboscati nelle retrovie, hanno fatto i miliardi a spese del bilancio dello Stato: come la FIAT, passata da quattromila a quarantamila dipendenti durante il conflitto…

Vale la pena di leggere qualche riga dai ricordi di uno che in trincea c’è stato davvero:

“Tutti la guerra la facevamo per vigliaccheria, non per coraggio. Ci chiamavano e non avevamo il coraggio di fare il disertore: allora dovevamo fare la guerra.

In un primo momento avevano messo in prima linea anche i carabinieri sul Podgora, al Pneumo. Li hanno mandati all’assalto, ma ci sono rimasti tutti, la maggior parte uccisi dai soldati italiani che sparavano loro nella schiena. All’ultima offensiva di agosto, alla quale ho preso parte a Gorizia sul Monte San Marco, è venuto un plotone di carabinieri da Udine con il motto ‘O morti o decorati”: Ma non li avevano mandati per andare all’assalto contro gli Austriaci ma per mandare gli Italiani ad ammazzare e a farsi ammazzare. Il primo assalto era andato male […] i carabinieri venivano a cercarci nelle gallerie, a vedere che mostrine avevamo sulla divisa. Se le avevamo da mitragliere ci lasciavano andare, ma se erano di fanteria allora voleva dire che si era scappati via dalla prima linea. Allora li prendevano e li tiravano fuori come maiali, quando li tirano fuori dalla stalla per ammazzarli: li mettevano su, davano un colpo di moschetto nella schiena… Quando vedevo queste cose, mi vergognavo, piangevo: ‘ma guarda quanto siamo vigliacchi, non siamo capaci di sparare a queste canaglie di carabinieri’. Leggi tutto “4 novembre: festa dei massacratori”

La morte di “A rivista anarchica” ?

Dopo la tragica morte di Paolo Finzi (20 luglio 2020), storico direttore di “A rivista anarchica”, la redazione ha comunicato l’interruzione delle pubblicazioni. Tale comunicazione è avvenuta inizialmente solo attraverso la mailing list della rivista stessa giustificandola con le gravi condizioni economiche e con la “precisa decisione di Paolo, che tra le sue ultime volontà ha indicato di “cessare l’attività” di Editrice A.”

Solo molto tardivamente, quando già erano esplose le polemiche il comunicato è apparso sul sito della rivista

Nel frattempo Enrico Finzi, fratello di Paolo, sul suo blog personale ha dato la notizia pubblicamente con parole di fuoco (riportiamo testualmente): Leggi tutto “La morte di “A rivista anarchica” ?”

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (21.10.2020)

Che cosa c’è di logico nella politica italiana ?

Si inneggia alla folla che si assiepa per vedere il giro d’Italia, si continua a disputare il campionato di calcio riunendo fino a mille spettatori e nel contempo si chiede alla gente di stare chiusa in casa per non diffondere il contagio !

Un’estate per convincere la gente ad affollare le spiagge e i bar, un autunno all’insegna del coprifuoco notturno.

Esaltazione dei medici ed infermieri eroi da una parte, dall’altra mancata assunzione del personale medico e paramedico necessario e contratti capestro per il personale sanitario.

In fabbrica e sui mezzi di trasporto assiepati perchè bisogna produrre. A scuola didattica a distanza….

C’E’ DEL METODO IN QUESTA FOLLIA

 

La speculazione capitalistica, l’assenza di vaccini in Lombardia e lo smantellamento dell’Istituto Sieroterapico

Mentre si scopre la carenza di vaccino antinfluenzale in Lombardia e (per l’insipienza o peggio dell’amministrazione regionale) le dosi necessarie vengono acquistate al quadruplo e più del loro valore di mercato risulta interessante ricordare l’esperienza dell’Istituto Sieroterapico Milanese “Serafino Belfanti”, fondato nel 1894, divenne ben presto un orgoglio nazionale nella produzione dei vaccini.

Cent’anni dopo, nella craxiana Milano da bere, è ridotto al lumicino con 50 miliardi di lire di debiti accumulati e costretto a chiudere i battenti.

La cessione dell’area su cui sorgeva divenne oggetto di una indegna speculazione edilizia (ricordata tra le peggiori dell’epoca di “Mani pulite”.

Oggi l’esistenza di una istituzione strategica come l’Istituto Sieroterapico avrebbe fatto molto comodo…ma la logica del profitto ha deciso altrimenti

Riprendere l’iniziativa, uscire dallo stato d’emergenza

Mentre ormai si parla di riaprire a breve i parrucchieri e di consentire la celebrazione delle messe, non si sente nulla sul ripristino degli elementari diritti di manifestazione (anche se con tutte le garanzie di precauzione e “distanziamento sociale”).

Torino 9 maggio 2020 Flash mob cooperative di assistenza, organizzato dalla CUB

In realtà le norme repressive delle ultime ordinanze, miscelate a quelle dei decreti Salvini, vengono utilizzate in modo sapientemente repressivo tollerando in genere le manifestazioni di bottegai furenti per il lockdown (anche quando si ammassano in gruppi compatti) e sanzionando pesantemente iniziative politiche (anche quando condotte da singoli militanti).

In questo senso vanno salutate con favore le iniziative di

Bologna, 8 maggio manifestazione davanti alla Regione, organizzata dal Si cobas

lotta condotte in alcune realtà più avanzate (come Torino o Bologna) soprattutto da parte di organismi di base di lavoratori. Come pure gli scioperi e le agitazioni in numerose fabbriche per il diritto alla salute.

AVANTI COSI’ ! RIPRENDIAMOCI I NOSTRI DIRITTI !

TRIESTE: Manifestazione del 1 maggio e repressione

Sullla manifestazione di ieri  a Trieste (il TG3 parla di oltre cento denunce) riceviamo e volentieri pubblichiamo i seguenti comunicati. Ovviamente massima solidarietà con chi viene colpito/a per aver voluto esercitare un elementare diritto peraltro (molto teoricamente) garantito pure dalla costituzione (ma già, siamo in pieno stato d’eccezione) i bottegai possono liberamente manifestare in piazza, gli operai ammassarsi in fabbrica per produrre ma manifestare per il 25 aprile o I maggio è reato !)

*Sui fatti di Campo S. Giacomo, a Trieste, nella mattinata del Primo Maggio 2020*


Siamo i compagni e le compagne che hanno retto lo striscione con la scritta “*Il virus uccide Il capitalismo di più*”.

Stamattina ci siamo recati, come molti altri, in Campo S. Giacomo, su
invito della Rete Triestina per il Primo Maggio e della Rete
Antifascista-Antirazzista, per testimoniare il nostro punto di vista sulla
situazione attuale, determinata dall’epidemia di coronavirus e sulle
dinamiche sociali ed economiche dominate da provvedimenti di sospensione –
o quantomeno di forte limitazione – delle libertà individuali e collettive
(diritto di manifestare, diritto di sciopero…), proprio nel momento in
cui il prezzo della crisi è e sarà pagato principalmente dai soggetti più
deboli e sfruttati. Leggi tutto “TRIESTE: Manifestazione del 1 maggio e repressione”

Primo Maggio: riprendersi le strade !

manifestazione del 1 maggio 2020 a Trieste

Mentre in tutta Italia i commercianti manifestano liberamente in piazza (spesso senza nemmeno bisogno di comunicarlo alla questura, come la legge imporrebbe). Si continua pervicacemente a proibire le inziative politiche (dei gruppi antagonisti  ovviamente, alla Meloni nessuno impedisce di manifestare in piazza), quando poi non capita che un manipolo di persone che stavano portando fiori alle lapidi partigiane vengano pestate brutalmente dalla polizia : ALTRO CHE REGIME !

In questo clima asfissiante giungono come una boccata d’ossigeno notizie come quella di stamattina da Trieste: oltre duecento persone si sono riunite spontaneamente nella piazza da cui di solito parte la manifestazione del I Maggio improvvisando un’assemblea pubblica (con rispetto delle distanze, mascherine ecc.). Inevitabile la provocazione della polizia nei confronti di una piazza pacifica.

A Torino c’è stato uno sciopero dei riders (così riscopriamo le origini del I Maggio) con manifestazione di piazza

In una fabbrica di Varese il sindacato di base CUB, a dispetto di CGIL-CISL-UIL ha ottenuto il diritto ad assemblee in orario di lavoro e ne ha svolto una il 29 aprile (se si può lavorare perchè non si può fare assemblea sindacale ?)

Varie iniziative a Bologna

AVANTI COSI’ !!

Stato d’eccezione e covid 19

In un articolo sulla Busiarda (La Stampa di Torino) del 20 aprile 2020  Massimiliano Panarari affonda il dito nella piaga:

Quando la tua casa diventa un carcere

Con l’emergenza coronavirus il governo ha proclamato lo Stato d’eccezione sospendendo di fatto le garanzie costituzionali – argomenta l’articolista –  ora come insegna il filosofo Carl Schmitt (che non casualmente fu poi sostenitore del nazismo) “Sovrano è colui che decide sullo stato d’eccezione” (ovvero traduciamo noi: il vero potere c’è l’ha chi ha il potere di sospendere le leggi fondamentali facendone strame). L’articolista prende quindi atto con malcelata soddisfazione della svolta golpista e invita Conte ad un maggior decisionismo in favore delle “giuste ragioni del mondo industriale”. Parole chiarissime.

Con la consueta miopia risponde Francesco Pallante sul “Manifesto” del 22 aprile belando che no, non di stato d’eccezione si tratta ma di semplice “Stato di emergenza sanitaria” proclamato legalmente sulla base del Codice della protezione civile ! Il buon Pallante si ricorda che le dittature fascista e nazista vennero instaurate in modo perfettamente legale ? Evidentemente no. Leggi tutto “Stato d’eccezione e covid 19”

Riprendiamoci la strada !

Le misure di distanziamento anticoronavirus hanno di fatto sospeso tutte le garanzie politiche (di per sè già molto precarie, come ben sappiamo…). Già il governo Conte 1 ha pesantemente ridotto la libertà di manifestazione. Ora rischiamo di chiudere anche i residui spazi di libertà. Occorre mantenere alta la vigilanza.

Segnaliamo quindi con favore sia la rivolta di Torino contro i soprusi polizieschi, sia le iniziative di “borsa solidale” a Milano, sia la manifestazione “alternativa del 25 aprile a Udine. Con l’augurio che queste iniziative si moltiplichino.

RIPRENDIAMOCI LA STRADA !

coronavirus, sanzioni penali e stato di eccezione

Siamo ormai in pieno “Stato di eccezione” giustificato dall’emergenza sanitaria. Cose fino a ieri ovvie ora sono proibite. L’attività politica (non virtuale) è diventata (quasi) impossibile:

AGGIORNAMENTO 25 MARZO 2020

Con il decreto legge 19/2020 le sanzioni penali sono state trasformate in sanzioni amministrative consistente nel pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000 mentre non si applicano più le sanzioni contravvenzionali previste dall’articolo 650 del codice penale  le sanzioni sono aumentate fino a un terzo se chi compie la violazione è alla guida di un veicolo. Evidentemente lo Stato si è reso conto che il numero enorme di denunce penali sava ingolfando gli uffici giudiziari.

Sono però state aggravate le sanzioni penali per chi viola la quarantena: in questi casi si rischia la reclusione da uno a cinque anni.

13 marzo 2020

Vogliamo qui sottolineare una cosa importante:

Le sanzioni previste dai recenti decreti anticoronavirus per chi viene trovat* per strada senza valido motivo sono sanzioni penali, non amministrative. Leggi tutto “coronavirus, sanzioni penali e stato di eccezione”

Ancora un po’ di tempo e lo stato farà mettere le sbarre e le porte blindate anche nelle nostre case…

“Ancora un po’ di tempo e lo stato farà mettere le sbarre e le porte blindate anche nelle nostre case…” così scriveva Anacleto (militante anarchico di Milano) nell’ottobre 1982 riferendosi al supercarcere di Voghera (Abbattere le mura del cielo, p. 192).

Parole che oggi suonano profetiche. Certo oggi c’è una emergenza sanitaria, certo la quarantena è oggi necessaria… Però, però quando mai non siamo in stato di emergenza ?

Teniamo alta la guardia per evitare che queste limitazioni alla libertà di movimento diventino a poco a poco permanenti…

ABBATTERE LE MURA DEL CIELO: Storie di anarchiche, anarchici e occupazioni (Milano 1975-1985)

Una ricerca sulle occupazioni anarchiche a Milano che colma un vuoto.

Presto in libreria per Zero in condotta il libro di Mauro De Agostini, ABBATTERE LE MURA DEL CIELO: Storie di anarchiche, anarchici e occupazioni (Milano 1975-1985), Euro 15,00.

“Il soffocante clima ideologico di questi anni ha completamente oscurato la ricchezza progettuale, le speranze di cambiamento e la complessità del Movimento degli anni settanta, spesso ridotto, con una grave deformazione prospettica, a semplice premessa e cornice del “terrorismo”.

Il libro, ricco di documenti e di testimonianze, ricostruisce la storia di alcune occupazioni anarchiche a Milano tra il 1975 e il 1985, in particolare le vicende che vanno dall’occupazione di via Conchetta 18 e Torricelli 19 (1976) allo sgombero di via Correggio 18 (1984).

Un “microcosmo” militante, in cui si riverberano le vicende del movimento anarchico italiano e più in generale quelle dell’intero Movimento del 1968-77. Lotte, poesia, repressione: dalle lotte degli ospedalieri e degli altri lavoratori a quelle per il diritto alla casa Leggi tutto “ABBATTERE LE MURA DEL CIELO: Storie di anarchiche, anarchici e occupazioni (Milano 1975-1985)”

Udine: reading donne anarchiche in Spagna

SABATO 12 OTTOBRE 2019
LABORATORIA AUTOGESTITA VIA DE RUBEIS 43 UDINE
ORE 20.00 Buffet Vegan di autofinanziamento
a seguire (21.00/21.30 circa)
reading teatrale del MIRLI PACETTI CIRCUS

COME UNA LUCE CHE SI ACCESE

Pioniere e rivoluzionarie: donne anarchiche in Spagna (1931-1975)

COME UNA LUCE CHE SI ACCESE è un racconto corale femminile che narra il coinvolgimento di undici donne libertarie nella guerra e rivoluzione sociale spagnola e nella lotta contro il franchismo, dagli anni ’30 fino al 1975.

È un reading che intreccia alle testimonianze raccolte dalla storica catalana Eulàlia Vega nel saggio Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna 1931-1975 (Zero in condotta, 2017) alcuni canti popolari e sociali dell’epoca e una canzone inedita. Sullo sfondo dei racconti, una dettagliata narrazione storica degli avvenimenti evocati in prima persona e la proiezione di immagini d’epoca. Segue

TRIESTE: occupato e subito sgomberato uno spazio sociale

Nella giornata di ieri [28 settembre 2019] l’esperienza dello spazio sociale autogestito “Breccia” è stata stroncata dopo pochissime ore da un massiccio intervento di solerti tutori dell’ordine. Non c’è stato nessun margine di trattativa, il messaggio era chiaro: in questa città non vi deve essere nessuno spazio sottratto al degrado e all’abbandono tramite la pratica dell’azione diretta. Leggi tutto “TRIESTE: occupato e subito sgomberato uno spazio sociale”

Il fascismo e il Salone del libro di Torino

Sono torinese di nascita e non di adozione, ho frequentato numerosissimi “Salone del Libro” di Torino perché mi piacciono i libri e perché mi è sempre venuto comodo andarci, mantengo ancor una buona memoria e detesto i fascismi e in genere tutte le forme dittatoriali o autoritarie e tante altre cose che sarebbe troppo lungo dilungarmi qui.

Ricordo bene, dunque, da lontano frequentatore di quel salone con la S maiuscola, di aver sempre impattato, ahimè!, in case editrici di estrema destra, fasciste o, persino, amichevolmente naziste: piccole case editrici, di piccole città, animate e sostenute da piccoli (e miserrimi) accoliti. Questa case editrici facevano parte di quel variegato mondo inclassificabile che andava sotto il nome di editoria indipendente e che, al pari della musica non omologata, si annoverava in quel novero di produzioni sottratte alla grande produzione e distribuzione del capitale librario. L’articolo di Pietro Stara segue su “Umanità Nova”

I MORTI SONO TUTTI UGUALI ? RAMELLI E AMOROSO

Gaetano Amoroso, vittima dello squadrismo fascista

Ogni anno, il 29 aprile, la destra milanese ricorda rumorosamente l’uccisione del giovane studente di destra Sergio Ramelli morto nel 1975 (quest’anno anche con l’augusta presenza del Sindaco Sala e di altri maggiorenti PD). Mentre passa sotto un silenzio quasi totale l’anniversario della morte, avvenuta lo stesso giorno del 1976, del giovane militante comunista (Comitati antifascisti) Gaetano Amoroso vittima di un agguato fascista.

Già questo fatto mostra plasticamente che “non tutti i morti sono uguali”.
Quest’anno (2019) alla commemorazione di Gaetano Amoroso in piazzale Dateo (organizzata meritoriamente ogni anno da un, purtroppo assai piccolo, gruppo antifascista) hanno partecipato  anche l’ANPI e (a sorpresa) il PD. Nel suo discorso il segretario del’ANPI Cenati non ha trovato di meglio che mettere sullo stesso piano la morte di Amoroso e dell’agente Marino (uccisi dai fascisti) e quella dei neofascisti Ramelli e Pedenovi dicendo che, appunto, “i morti sono tutti uguali”

Immaginiamo che il prossimo 25 aprile Cenati deplorerà l’impiccagione postuma di Mussolini in piazzale Loreto !

Hegel distingueva la “conoscenza dell’Intelletto” da quella “della Ragione”. L’Intelletto analizza in modo astratto i fatti singoli, senza saperli collegare, la Ragione comprende il contesto e nel contesto complessivo individua ed ordina il significato dei singoli fatti. Leggi tutto “I MORTI SONO TUTTI UGUALI ? RAMELLI E AMOROSO”

Il 25 Aprile, gli anarchici e le manifestazioni “istituzionali”

Capita talvolta di vedere degli “anarchici” partecipare, diligentemente accodati, alla manifestazione istituzionale del 25 Aprile. E per istituzionale non intendiamo organizzata dall’ANPI (magari, fosse solo questo !). Intendiamo manifestazioni con picchetti armati che rendono gli onori militari, banda musicale dell’esercito, discorsi delle massime autorità ! E se capita poi che l’autorità di turno sia fascista ? Qualche fischio, un volantino di critica e la coscienza è lavata…
Ci permettiamo di dissentire. Va bene la “responsabilità individuale” ma quando è troppo è troppo. Leggi tutto “Il 25 Aprile, gli anarchici e le manifestazioni “istituzionali””

15 APRILE 1919: L’ASSASSINIO DI TERESA GALLI E L’INIZIO DELLA “CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA”

La prima guerra mondiale si era conclusa con un bilancio spaventoso: secondo le stime ufficiali almeno dieci milioni di morti (6-700.000 in Italia); a questi bisogna però aggiungere un numero enorme di mutilati, invalidi e ammalati di tubercolosi nelle trincee che andarono poi ad ingrossare il numero delle vittime. La popolazione, stremata dagli stenti bellici, venne poi decimata dalla diffusione della febbre “spagnola” (ben 40-50 milioni di morti).

Mezza Europa era scossa da moti rivoluzionari: nel febbraio 1917 la Russia, nel novembre 1918 Germania e Austria (con la proclamazione della repubblica), in Ungheria veniva addirittura proclamata la “repubblica dei soviet” (marzo 1919).
In questo clima anche l’Italia era percorsa da forti agitazioni popolari e la possibilità di “fare come in Russia” sembrava a portata di mano. Era l’inizio del “Biennio Rosso”. (SEGUE)

SUL CORTEO TRIESTINO DEL 13 APRILE “PRIMA LE PERSONE”

Viviamo in tempi cupi. Il razzismo che ci circonda è ormai entrato in maniera esplicita in ogni ambito collettivo e permea le nostre società. Gli argini si sono rotti: essere razzisti è diventato normale, un’opinione come un altra. Del resto la legittimazione arriva “dall’alto”: leggi sempre più apertamente razziste, decreti per l’ordine pubblico sempre più repressivi, l’ossessione per il “decoro”, delineano una progressione autoritaria del campo politico.

Di fronte a tutto ciò, scendere in piazza contro il razzismo è ovviamente giusto e necessario, ed in questo senso l’iniziativa del 13 aprile -promossa da una rete di associazioni che operano nel campo della solidarietà- non è sicuramente un fatto negativo.

Vi sono però delle questioni politiche che non possono restare sotto il tappeto, se si vuole che l’antirazzismo sia una pratica concreta, coerente, quotidiana. La lotta alle politiche del governo giallo-verde non può che essere netta e radicale; occorre però guardarsi bene dai “compagni di strada” che questa lotta può portarci a trovare nelle piazze.

In questo senso l’entusiastica adesione del PD regionale e delle sue varie filiazioni (esattamente come avvenuto al corteo di Milano del 2 marzo di cui l’appuntamento triestino è “figlio”) pone una pesante ipoteca sulla giornata. Le politiche portate avanti da questo partito negli ultimi vent’anni sono state all’insegna di un razzismo di Stato che,al netto di una effettiva accelerazione, sono in perfetta continuità con quelle attuali. Gli esempi purtroppo non mancano: dai lager per migranti denominati Cpt creati nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano agli attuali Cpr promossi dal Ministro Minniti, dal vanto per aver totalizzato un numero maggiore di espulsioni rispetto all’attuale governo, alle pratiche di esternalizzazione delle frontiere, con i finanziamenti a Libia e Turchia. In generale, il Pd è complessivamente corresponsabile della progressiva chiusura di pressochè ogni canale di ingresso e soggiorno legali in Italia,causa originaria dei viaggi della disperazione e di ciò che ne consegue, anche in termini di vite umane. Leggi tutto “SUL CORTEO TRIESTINO DEL 13 APRILE “PRIMA LE PERSONE””

REPRESSIONE A TORINO: sgombero dell’Asilo occupato, arresti per “associazione sovversiva”

L’attacco all’Asilo, l’accusa di associazione sovversiva, la normalizzazione violenta di un quartiere

Era l’alba del 7 febbraio. Sin dalla tarda notte c’erano stati segnali d’allarme: decine di mezzi blindati della polizia in movimento per la città. La sorpresa, programmata con cura, non aveva funzionato. Quando un esercito di poliziotti, carabinieri, guardie di finanza e Digos hanno fatto irruzione all’Asilo occupato di via Alessandria, cinque anarchici sono riusciti a salire sul tetto. Vi rimarranno per oltre 30 ore, nonostante il freddo rigido e l’assedio degli uomini e delle donne della polizia politica.
La stessa mattina la polizia entrava nella casa occupata di corso Giulio Cesare per effettuare alcuni arresti.
Lo sgombero di una delle occupazioni storiche della città è coinciso con l’Operazione “Scintilla“, che la Procura torinese ha aperto nei confronti di una trentina di attivisti contro la macchina delle espulsioni e i CPR, le prigioni amministrative per immigrati senza documenti. Il pubblico ministero Manuela Pedrotta ha chiesto ed ottenuto la detenzione in carcere per sei anarchici.
L’accusa, rispolverata per l’occasione, è di associazione sovversiva, l’articolo 270 del codice penale, uno dei tanti strumenti affinati nei decenni per colpire chi si unisce per trasformare radicalmente l’assetto politico e sociale in cui tanta parte dell’umanità è forzata a vivere. Un’accusa che colpisce l’identità politica al di là dei singoli episodi che vengono assemblati per criminalizzare le lotte, tentare di isolare compagni e compagne dal contesto sociale in cui si muovono. SEGUE SU ANARRESINFO

 

Venezuela: dalla padella alla brace

Coloro che ci leggono sicuramente conoscono l’evoluzione della situazione venezuelana che vede due opposti schieramenti statalisti in lotta: proprio a loro ed al loro identico sottofondo menzognero faremo qui riferimento, cercando di chiarire un panorama che si è cercato di oscurare con tanti sforzi faticosi. Da un lato, i difensori del capitalismo liberale e delle sue folli politiche di democrazia rappresentativa elettorale che presentano il crollo venezuelano come l’inevitabile risultato del fallimento di qualsiasi ricerca di alternativa alle loro ricette economiche e politiche; dall’altro, i paladini del capitalismo di Stato e del suo caricaturale socialismo autoritario; entrambe le parti sono impegnate a convalidarsi reciprocamente come le uniche opzioni per delineare e proporre percorsi alla società venezuelana, nonché a nascondere le loro enormi somiglianze nel definire e applicare le strategie di oppressione e di sfruttamento che vengono imposte alla collettività a favore dello Stato e del capitale.

segue su Umanità Nova

Contro ogni gerarchia (anche all’interno del movimento)

I meccanismi degenerativi che stanno alla base del Potere sono sempre in agguato e troppo spesso li vediamo operare anche nei movimenti di base o “alternativi” (persino all’interno dello stesso movimento anarchico)

a volte occorre darci un taglio drastico

Nasce un collettivo (gruppo ambientalista, organismo sindacale di base, gruppo anarchico…) che riunisce persone diverse accomunate dalla condivisione di un progetto comune.
Com’ è naturale non tutti coloro che compongono il collettivo hanno lo stesso tempo, la stessa capacità o voglia di intervenire su tutte le questioni.
SEGUE

I PRINCIPI DI SAINT-IMIER

La Prima Internazionale (1864-1877) costituì il primo tentativo di creare un coordinamento fra i movimenti dei lavoratori presenti in tutti i Paesi del mondo.  Caratterizzata dalla presenza di organizzazioni molto eterogenee fra di loro vide ben presto lo scontro tra l’ala marxista e quella anarchica rappresentata prima dai sostenitori di Proudhon e poi da Bakunin.

Il conflitto verteva in particolare sull’interpretazione da dare al principio secondo cui l’emancipazione economica delle classi lavoratrici è il grande fine cui deve essere subordinato, come mezzo, ogni movimento politico “. Secondo Marx questo voleva dire creare partiti politici per giungere alla creazione di uno Stato proletario, secondo gli anarchici al contrario l’accento andava posto sulla lotta economica, la distruzione dello Stato e la creazione di una società basata sulla libera federazione “dal basso verso l’alto” . La diversità delle interpretazioni era facilitata dalla difformità tra il testo inglese e quello francese dello Statuto.

Marx brigò per ottenere il controllo dell’organizzazione fino a riuscire a far espellere Bakunin dall’Internazionale nel congresso dell’Aja  (ampiamente addomesticato) tenutosi dal 2 al 7 settembre 1872 e a far trasferire la sede del Consiglio generale a New York per sottrarlo al controllo degli avversari.

Di conseguenza il 15 e 16 settembre 1872 si riunirono a Saint-Imier i rappresentanti delle federazioni italiana, spagnola, del Giuria e di sezioni francesi e degli Stati Uniti. Le deliberazioni dell’Aja vennero disconosciute, e il congresso si dichiarò il legittimo rappresentante dell’Internazionale. Nasceva così la cosiddetta Internazionale antiautoritaria (o Internazionale di Saint-Imier) che avrebbe celebrato ancora quattro congressi internazionali fino al 1877 prima di dissolversi sotto la pressione della repressione statale. I Principi di saint-Imier sono ancor oggi considerati i principi fondanti del movimento anarchico internazionale

PRIMA RISOLUZIONE

Atteggiamento delle Federazioni riunite in Congresso a Saint-Imier, in riferimento alle risoluzioni del Congresso de L’Aia e del Consiglio generale

Considerando che l’autonomia e l’indipendenza delle federazioni e delle sezioni operaie costituiscono la condizione primaria per l’emancipazione dei lavoratori;
Che qualsiasi potere legislativo e regolamentare dato ad un Congresso sarebbe una violazione flagrante di questa autonomia e libertà:

Questo Congresso nega in principio il diritto a legiferare da parte di tutti i Congressi, siano essi generali o regionali, non riconoscendo ad essi altra missione che quella di presentare le aspirazioni, i bisogni e le idee del proletariato delle differenti località e paesi, al fine che la loro armonizzazione e unificazione si realizzino per quanto possibile; afferma che in nessun caso la maggioranza di un qualunque Congresso potrà imporre le sue risoluzioni alla minoranza. Leggi tutto “I PRINCIPI DI SAINT-IMIER”

il SEME ANARCHICO: profilo di un giornale antiautoritario

 

Il SEME ANARCHICO è una “storica” testata dell’Anarchismo in lingua italiana che si pubblica attualmente ad Alessandria. Il periodico ha sempre dato spazio a tutte le voci dell’anarchismo evitando atteggiamenti preconcetti.
Seme Anarchico è stato (ed è tutt’ora) espressione di individui che hanno proposto (e propongono) innanzitutto un’emancipazione esistenziale avulsa da tatticismi e strategie politiche modellandosi sui principi antiautoritari espressi anche nell’Internazionale Antiautoritaria (congresso di Saint-Imier del 1872) che nega diritti legislativi a qualsiasi tipo di Congresso, anche regionale; tali principi si oppongono,tra l’altro, alla pratica di una maggioranza congressuale di imporre soluzioni alla minoranza.
Riportiamo questa scheda, realizzata da compagn* che collaborano con la redazione:
Il primo numero dell’allora ‘mensile’ Seme Anarchico fu pubblicato a Torino nel 1951 dai compagni Italo Garinei e Dante Armanetti che, anche se inizialmente il giornale aderì alla federazione anarchica italiana così come strutturata nel primo dopoguerra, furono critici, insieme ad altri, ai nuovissimi Patti Associativi e a pratiche assembleari considerate eccessivamente accentratrici e burocratiche sia da parte, prima della federazione nazionale, che successivamente, dei gruppi toscani dell’epoca.

Nel 1966, dopo un breve periodo di intervallo delle pubblicazioni, Seme Anarchico riprese fino al 1968. Anche in seguito alla morte di Garinei il periodico si interruppe fino al febbraio del 1980 quando ricominciarono le pubblicazioni come mensile, grazie soprattutto all’importante lavoro redazionale dell’infaticabile compagno Ivan Guerrini e successivamente negli anni ’90 e 2000 anche di Franco Bonçiuga, Nicola Vitale, Elisa Di Bernardo e Fabio Razzi e dal Gennaio del 2010 con Antonietta Catale e Guido Durante che tutt’ora lavorano in redazione.

Il periodico ha sempre dato spazio a tutte le voci dell’anarchismo evitando atteggiamenti preconcetti.
Seme Anarchico è stato (ed è tutt’ora) espressione di individui che hanno proposto (e propongono) innanzitutto un’emancipazione esistenziale avulsa da tatticismi e strategie politiche modellandosi sui principi antiautoritari espressi anche nell’Internazionale Antiautoritaria (congresso di Saint-Imier del 1872) che nega diritti legislativi a qualsiasi tipo di Congresso, anche regionale; tali principi si oppongono,tra l’altro, alla pratica di una maggioranza congressuale di imporre soluzioni alla minoranza.

Con l’ausilio e le riflessioni di molti compagni quali Ivan Guerrini, si è svolta una riflessione costante del rapporto tra anarchismo e organizzazione, convivenza spesso problematica che ha avuto a volte derive addirittura contrarie ai fondamentali principi non autoritari.

L’iniziativa, l’azione anarchica, è innanzitutto individuale e si riproduce “nell’associazionismo volontario”: mai strutturato in organizzazioni troppo statiche e burocratiche.

Dall’analisi dei poteri (da quello statale a quello economico, da quello religioso a quello militarista), nel periodico si sono spesso proposte soluzioni e suggerimenti privi di  teoremi deterministici,  proponendo l’educazione e anche l’iniziativa individuale come strumento indispensabile per il raggiungimento della libertà e per sconfiggere l’ignoranza e i pregiudizi fomentati dalle religioni e dagli stati.

Per queste ragioni il Seme Anarchico ha sempre dato ampio spazio anche a iniziative ed articoli di carattere artistico, musicale, individuale e di cultura, oltre che di lotta e di movimento e analisi del presente, in un’ottica di strumento di comunicazione, fin dalla sua nascita, libero da ‘prassi’ di organi politici o di informazione burocratizzati o linee politiche deterministe o, peggio, di carattere autoritario. Questa, fin dal dopoguerra, è sempre stata ed è tutt’oggi la sua caratteristica distintiva.

Per contattare la redazione scrivere ai seguenti indirizzi : Antonietta Catale – Guido Durante

C.P. 233 – 15121 Alessandria; oppure semeanarchico@libero.it

Per abbonamenti e pagamenti copie versare i contributi sulla nuova Carta Postapay evolution n. 5333 1710 2771 9158 intestata a Catale Antonietta.

STORIA DEI GRUPPI DI INIZIATIVA ANARCHICA

I Gruppi di Iniziativa Anarchica (GIA) nascono durante il Convegno di Pisa del 19 dicembre 1965, dove si erano ritrovati tutti i militanti della Federazione Anarchica Italiana che avevano dato origine ad una scissione nel corso VIII Congresso di Carrara (31 ottobre-4 novembre 1965). A Carrara la maggioranza dei presenti (tra cui Umberto Marzocchi, Mario Mantovani e Gino Cerrito) aveva proposto l’adozione di un nuovo “Patto Associativo” che prevedeva la facoltà per i congressi di approvare norme vincolanti per tutti. La minoranza (tra cui Armando Borghi, Pio Turroni, Aurelio Chessa, Michele Damiani e Luciano Farinelli ) si era opposta tenendo presenti i principi di Saint-Imier che negano la facoltà legislativa dei congressi e aveva formulato una proposta alternativa di Patto. Su questo punto si era consumata la rottura.

Considerati generalmente degli ”antiorganizzatori” o degli ”individualisti” per il loro rifiuto di un patto associativo caratterizzato da norme vincolanti i Gruppi di Iniziativa Anarchica (GIA) preferivano al contrario richiamarsi al pensiero di Errico Malatesta. Leggi tutto “STORIA DEI GRUPPI DI INIZIATIVA ANARCHICA”