Martedì 14 ottobre 2025 si è svolta a Udine una grande manifestazione contro lo svolgimento della partita Italia-Israele. Circa 15.000 presenti.
quello che ci interessa qui analizzare è la gestione politico-militare dell’evento da parte dello Stato. Se non ci fossero stati “incidenti” la manifestazione sarebbe stata sicuramente derubricata ad evento folcloristico (come avvenuto esattamente un anno prima in occasione della precedente partita), ma il fatto (giustificatissimo) che una parte del corteo volesse proseguire verso lo stadio ha offerto la possibilità di una gestione più sofisticata dell’evento.
La polizia ha tenuto a distanza i manifestanti con potenti getti d’acqua e il lancio di un numero abnorme di candelotti lacrimogeni (150 secondo la questura) molti ad altezza di essere umano. Non c’è stato alcun contatto fisico (“abbiamo evitato qualsiasi corpo a corpo” ha dichiarato il questore) . Quindi non c’è stato alcuno “scontro” ma solo un lungo fronteggiamento.

Qui una ricostruzione dei fatti da parte di un blog locale. Alla gestione poliziesca si è però subito sovrapposta la gestione mediatica da parte dei gazzettieri di turno, che hanno urlato alla “guerriglia urbana”, sparato in prima pagina un paio di feriti da sassate (ignorato invece del tutto chi era stato colpito da lacrimogeni) inveito contro i violenti e i teppisti (molti dei quali si frapponevano alla polizia con le mani nude ed alzate).
Pronta la reazione della politica con accuse e prese di distanza unanimi da destra a sinistra e “mea culpa” recitati da manifestanti pacifici che nulla avevano da farsi perdonare.
Mentre il bilancio della “guerriglia urbana” udinese si riduceva a qualche scritta sui muri, due bidoni condominiali bruciati e qualche segnale stradale divelto lo Stato raggiungeva il suo obiettivo politico: dividere i manifestanti tra “buoni” e “cattivi” terrorizzando l’opinione pubblica moderata. Esprimiamo piena solidarietà alle persone fermate e arrestate, pescando nel mucchio, al termine della manifestazione.
Avete notato che non si dice più “pro Palestina” ma “propal” ? è un esempio da manuale di neolingua orwelliana (leggetevi l’appendice a “1984” intitolato “I principi della neolingua”) l’uso di abbreviazioni serve per disumanizzare il concetto (sparisce il concetto di Palestina) e rimane solo quello (vagamente inquietante) di organizzazione. Un uso analogo a quello che si sta facendo del termine “Antifa””.
“Era stato notato infatti che abbreviando un nome, si restringeva e si alterava con sottigliezza anche il suo significato, e se ne tagliavano fuori e abolivano tutte quelle idee accessorie che potevano rimanervi apprese. Le parole Internazionale comunista, ad esempio, richiamavano un quadro composto di una fratellanza umana universale, bandiere rosse, barricate, Carlo Marx e la Comune di Parigi. La parola Comintern, invece, suggerisce solo l’idea di una organizzazione ordinata e un ben definito corpo di dottrine.” (Orwell, 1984, appendice)