Riceviamo e volentieri riportiamo questo comunicato in merito alla gestione poliziesca del corteo del 14 ottobre a Udine contro la partita Italia-Israele
“A seguito del corteo tenutosi il 14/10/2025 vogliamo rilasciare anche noi una nostra dichiarazione come Assemblea NO DL SICUREZZA NO ZONE ROSSE – Udine riguardo ad eventi che sono stati oggetto di una pesante campagna di disinformazione e criminalizzazione mediatica.
Anche noi eravamo presenti al corteo, così come eravamo presenti in città nei giorni e mesi precedenti, ed è proprio dalla preparazione della città in vista di questo corteo che vorremmo partire. Da tempo denunciamo con preoccupazione e rabbia le scelte repressive, intimidatorie e restrittive che questo governo e le amministrazioni stanno mettendo in atto. Questa assemblea si è ritrovata per costruire risposte al decreto legge sicurezza e all’attuazione delle zone rosse.
Abbiamo sempre temuto che le modalità securitarie avrebbero portato a risposte sempre più violente e autoritarie da parte dello stato, nelle vesti delle autorità incaricate di metterle in atto (forze dell’ordine in primis). Abbiamo denunciato la presenza sempre più massiva di controlli e armi sulle nostre strade.
In occasione di questa manifestazione abbiamo avuto un assaggio più evidente di quelli che sono i risultati della svolta autoritaria e dello stato di polizia nel quale siamo sempre più forzatx. Leggi tutto “Terrorizzare per educare: ancora sulla gestione poliziesca del corteo del 14/10 contro la partita Italia-Israele”


In un 





Siamo qui oggi per protestare contro il “PACCHETTO SICUREZZA” (ddl 1236 ex ddl1660), attualmente in fase di approvazione al Senato e per opporci all’applicazione delle “ZONE ROSSE”, dilagante in tutte le città d’Italia e di cui Udine sembra essere fiero esempio.
– Per le carceri e CPR: viene introdotto il nuovo reato di rivolta; la resistenza passiva viene penalmente equiparata a quella attiva. Da 1 a 5 anni di carcere a chi, con due o più persone, non obbedisce agli ordini della polizia e del personale gestore della struttura (x es. rifiutarsi di rientrare dall’ora d’aria, o fare lo sciopero della fame). Si può arrivare fino a 20 anni di prigione se qualcunx rimane ferito nella rivolta.
Venerdì 4 ottobre alle ore 21 in via Torricelli 19 a Milano, a cura dell’associazione culturale “Teresa Galli” durante la presentazione del libro di Mauro De Agostini e Franco Schirone, “Il popolo tiranni più non vuole. Leggi eccezionali e domicilio coatto nell’Italia di fine Ottocento”.
Il libro, mentre evidenzia la continuità repressiva dello Stato attraverso l’emanazione di “leggi eccezionali” fino ai giorni nostri, ripercorre le vicende del decennio con ampio ricorsoa periodici e numeri unici dell’epoca (oggi di non facile reperimento) che hanno registrato e inciso nel tempo le vive voci dei “coatti”. Ricostruisce le lotte dei reclusi e quelle a loro sostegno per la liberazione di tutte e di tutti e, per la prima volta, offre a lettori e ricercatori un ampio elenco dei militanti confinati (molti dei quali finora dimenticati dalla Storia).
L’Associazione di Mutuo soccorso per il diritto di espressione di Bologna e provincia 
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento l’Italia attraversa uno dei momenti più bui della sua storia. Dalla violenta repressione del movimento dei Fasci siciliani, all’emanazione delle “leggi anti-anarchiche” (1894) ai moti per il pane repressi a Milano dalle cannonate di Bava Beccaris (1898), fino al gesto liberatore di Gaetano Bresci. Lo Stato rafforza il suo armamentario di misure repressive (molte delle quali ancor oggi in uso nell’Italia repubblicana).
In questa indagine sono accusati dieci compagni anarchici, tra cui cinque compagni di Carrara, per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto l’arresto in
Tuttavia bisogna tener conto che l’attuale Stato “democratico” dispone già di un ragguardevole bagaglio di norme repressive. Facciamone un breve elenco (e siamo sicuri che alla fine dell’articolo ne avremo dimenticate parecchie).
Lo scontro tra i due imperialismi non è mai stato così vicino. Da una parte la Russia non può tollerare di vedere gli stati confinanti aderire alla NATO (e si è già premunita annettendo la Crimea e altre zone dell’Ucraina), dall’altra Biden vuol far dimenticare la figuraccia dell’abbandono dell’Afghanistan e consolidare la posizione USA in Europa.
In entrambi i casi sono state colpite agitazioni promosse dal Sicobas, sindacato di base molto conflittuale e forte nella logistica. Ormai le aggressioni a mano armata, i tentati omicidi, gli omicidi veri e propri non si contano più…
aggiornamento agosto 2021
Un’iniziativa scomoda perché legava il ricordo del primo massacro mondiale con la lotta contro il militarismo e le guerre di oggi. Durante tutto il corteo sono state infatti denunciate le responsabilità del militarismo nostrano nelle guerre che insanguinano tante parti del mondo; responsabilità dirette tramite la produzione e la vendita di armi (di cui un esempio concreto è la fabbrica Leonardo/Selex a Ronchi) e gli interventi militari e neocoloniali dell’esercito a supporto degli interessi delle grandi compagnie a partire dall’Eni.
La strage di Stato: come è morto Giuseppe Pinelli
Si inneggia alla folla che si assiepa per vedere il giro d’Italia, si continua a disputare il campionato di calcio riunendo fino a mille spettatori e nel contempo si chiede alla gente di stare chiusa in casa per non diffondere il contagio !

*Sui fatti di Campo S. Giacomo, a Trieste, nella mattinata del Primo Maggio 2020*
Le misure di distanziamento anticoronavirus hanno di fatto sospeso tutte le garanzie politiche (di per sè già molto precarie, come ben sappiamo…). Già il governo Conte 1 ha pesantemente ridotto la libertà di manifestazione. Ora rischiamo di chiudere anche i residui spazi di libertà. Occorre mantenere alta la vigilanza.