Analisi del DDL Piantedosi (ovvero da Crispi a Meloni)

Da “Umanità Nova” n. 27/ 22 settembre 2024

Giusto 130 anni fa l’Italia conosceva una delle fasi più buie della sua storia: sanguinosa repressione delle agitazioni di Fasci siciliani e di quelle in Lunigiana, emanazione delle “leggi antianarchiche” (luglio 1894) da parte del governo Crispi. Se quella stretta repressiva veniva “giustificata” all’epoca con le grandi mobilitazioni operaie e gli attentati anarchici di Sante Caserio e Paolo Lega nessun pretesto plausibile sembra esistere oggi, in una fase (purtroppo) di scarsa effervescenza sociale, per la continua adozione di provvedimenti repressivi da parte del governo Meloni.

il ministro Piantedosi

Un gravissimo pericolo è rappresentato oggi dal disegno di legge Piantedosi (vedi UN n. 24) che, nel più totale disinteresse della stampa, si sta discutendo in Parlamento. Se questo pacchetto sicurezza venisse approvato farebbe fare un salto indietro di cento anni al sistema delle libertà pubbliche nel nostro Paese.

Manca solo il ritorno del domicilio coatto (ma probabilmente ci stanno lavorando) per questo è indispensabile la più ampia mobilitazione e la più completa controinformazione sulle nuove misure in adozione. Leggi tutto “Analisi del DDL Piantedosi (ovvero da Crispi a Meloni)”

Domicilio coatto alla fine dell’Ottocento: un incontro a Milano 19 aprile 2024 (un tema molto più attuale di quanto possa sembrare…)

Nell’ultimo decennio dell’Ottocento l’Italia attraversa uno dei momenti più bui della sua storia. Dalla violenta repressione del movimento dei Fasci siciliani, all’emanazione delle “leggi anti-anarchiche” (1894) ai moti per il pane repressi a Milano dalle cannonate di Bava Beccaris (1898), fino al gesto liberatore di Gaetano Bresci. Lo Stato rafforza il suo armamentario di misure repressive (molte delle quali ancor oggi in uso nell’Italia repubblicana).

Centinaia di anarchici (ma anche molti socialisti e repubblicani) prendono la strada del domicilio coatto verso isole sperdute ma anche verso la lontana Eritrea.

Il libro, mentre evidenzia la continuità repressiva dello Stato attraverso l’emanazione di “leggi eccezionali” fino ai giorni nostri, ripercorre le vicende del decennio con ampio ricorso a periodici e numeri unici dell’epoca (oggi di non facile reperimento) che hanno registrato e inciso nel tempo le vive voci dei “coatti”. Ricostruisce le lotte dei reclusi e quelle a loro sostegno per la liberazione di tutte e di tutti e, per la prima volta, offre a lettori e ricercatori un ampio elenco dei militanti confinati (molti dei quali finora dimenticati dalla Storia).

OPERAZIONE REPRESSIVA CONTRO IL GIORNALE ANARCHICO BEZMOTIVNY

All’alba di oggi, 8 agosto, lo Stato, per mano della procura di Genova (nella figura del pubblico ministero Federico Manotti) e della DIGOS di La Spezia, ha attuato l’ennesima operazione repressiva contro il movimento anarchico, con cui si vorrebbe
mettere a tacere – come accadeva già oltre cent’anni fa con le “leggi antianarchiche”- ogni anelito e aspirazione rivoluzionaria.
In questa indagine sono accusati dieci compagni anarchici, tra cui cinque compagni di Carrara, per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto l’arresto in
carcere: un’ordinanza che il giudice per le indagini preliminari Riccardo Ghio ha mutato in quattro arresti domiciliari con tutte le restrizioni, cinque obblighi di dimora con rientro notturno, e un compagno senza alcuna restrizione. Per uno dei quattro
compagni destinatari degli arresti domiciliari è stata disposta dal GIP la traduzione in carcere in quanto privo di una residenza formale: Luigi è stato quindi trasferito nel
carcere di La Spezia.
Oltre alle perquisizioni domiciliari è stato perquisito il Circolo Culturale Anarchico “Gogliardo Fiaschi”, storica sede anarchica carrarina.
Riviste, libri, volantini, manifesti e i supporti informatici sono stati sottoposti a sequestro.
I compagni sono accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270 bis c. p.) e di istigazione a delinquere (art. 424 c. p.) aggravata dalla finalità di
terrorismo, in relazione alla pubblicazione, a partire dal 2020, del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”, oltre che di offesa all’onore e al prestigio del presidente della repubblica e di stampa clandestina.
Seguiranno aggiornamenti sulle iniziative che verranno intraprese in solidarietà con i compagni.
Solidarietà rivoluzionaria con i compagni arrestati e sottoposti alle misure restrittive!
Né dio, né Stato, né servi, né padroni!
Circolo Culturale Anarchico “Gogliardo Fiaschi”
Carrara, 8 agosto 2023

L’indirizzo per scrivere a Luigi:
Luigi Palli
Casa circondariale di La Spezia
Piazza G. Falcone e P. Borsellino n. 1
CAP 19125
La Spezia (SP)

 

per la vita di Alfredo Cospito, contro il 41 bis

L’accanimento giudiziario si aggrava, la vita di Alfredo Cospito è chiaramente in pericolo !

secondo le dichiarazioni  della dottoressa che lo visita, Angelica Melia: «Siamo al bivio, da un momento all’altro può crollare, siamo sull’orlo del precipizio. Gli ho sconsigliato di camminare nell’ora d’aria perché consumando ulteriori energie potrebbe far precipitare la situazione».

E’ necessario accentuare la mobilitazione contro il barbaro sistema del 41 bis. Non disdegnando anche di collegarsi alla ventata di orrore che pervade anche alcuni settori della borghesia “illuminata”. Anche la campagna per la verità sulla “Strage di Stato” a suo tempo è risultata vittoriosa perchè ha saputo trasformarsi in consapevolezza di massa. Sebza inutili e controproducenti settarismi

 

Accanimento giudiziario contro Alfredo Cospito

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Alfredo è in discrete condizioni, è molto lucido e si aspettava un rigetto da parte del tribunale di sorveglianza di Roma. Non dispera di poter ottenere comunque un successo nella sua battaglia. In ogni caso fa sapere che intende andare avanti fino alla morte. Essendo per ora evitata – quanto meno rimandata – la prospettiva di un ergastolo con la decisione della
corte di appello di Torino del cinque dicembre, Alfredo ribadisce che
interromperà lo sciopero della fame solo in caso di declassificazione dal 41 bis.
È al corrente della mobilitazione attraverso le notizie dei telegiornali, quando azioni e iniziative impongono ai media di regime questo livello di copertura. I giornali invece gli arrivano con le pagine tagliate, buchi sempre più frequenti nelle ultime settimane. Leggi tutto “Accanimento giudiziario contro Alfredo Cospito”

Stato democratico e leggi repressive

(articolo da Umanità Nova) L’avvento alla Presidenza del Consiglio di una post (?) fascista, a cento anni esatti dalla marcia su Roma, ha provocato timori più che giustificati su di una futura involuzione dello “Stato di diritto” in Italia (basti pensare alle prime norme cosiddette contro i “rave party”)

Tuttavia bisogna tener conto che l’attuale Stato “democratico” dispone già di un ragguardevole bagaglio di norme repressive. Facciamone un breve elenco (e siamo sicuri che alla fine dell’articolo ne avremo dimenticate parecchie).

Misure amministrative: avviso orale, foglio di via, sorveglianza speciale sono oggi misure ampiamente usate contro attivisti, militanti no tav e sindacalisti di base, definite impropriamente “norme fasciste” , risalgono in realtà alla legge di pubblica sicurezza del 1899 voluta da Francesco Crispi. Lo Stato repubblicano si è ben guardato dall’abolirle ma le ha anzi aggravate con l’introduzione del Daspo nel 1989, via via esteso dall’ambito sportivo ad ogni tipo di manifestazione pubblica.

La misura di PS più longeva è probabilmente l’obbligo di soggiorno, che risale addirittura alle norme penali borboniche (misure per gli “attendibili”), diventa domicilio coatto col regno d’Italia, confino in epoca fascista, poi soggiorno obbligato in epoca repubblicana. Oggi si presenta in forma più edulcorata (ma con il nuovo governo chissà…)

Quanto ai cittadini stranieri “extracomunitari” con la legge Turco-Napolitano (voluta nel 1998 dalla democraticissima Europa) e l’istituzione dei Centri di Permanenza “Temporanea” (oggi Centri di Permanenza per il Rimpatrio) si è creata una vera e propria detenzione amministrativa disumana in cui il malcapitato viene incarcerato per mesi senza aver commesso alcun reato e senza alcuna reale possibilità di difesa in istituzioni totali in attesa di essere rispedito al Paese di origine. Leggi tutto “Stato democratico e leggi repressive”

Il “diritto penale del nemico” applicato agli anarchici

In un documento venti avvocati denunciano l’accanimento giudiziario nei confronti di imputati anarchici, attraverso la sistematica distorsione in peggio delle già pesanti norme previste dall’ordinamento

Il 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha deciso di riqualificare da strage contro la pubblica incolumità (art 422 c.p.) a strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 c.p.) un duplice attentato contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, avvenuto nel giugno 2006 (due esplosioni in orario notturno, che non avevano causato nessun ferito) e attribuito a due imputati anarchici.

L’originaria qualificazione di strage prevede l’applicazione della pena non inferiore a 15 anni di reclusione, l’attuale, invece, la pena dell’ergastolo. Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.

Leggi tutto “Il “diritto penale del nemico” applicato agli anarchici”

Contro la barbarie del 41 bis: il caso di Alfredo Cospito

Riceviamo e (doverosamente) divulghiamo questo comunicato:

“Contro il 41 BIS, solidarietà rivoluzionaria con l’anarchico Alfredo Cospito

Giovedì 5 maggio l’anarchico imprigionato Alfredo Cospito ha ricevuto notifica della disposizione nei suoi confronti del regime penitenziario del 41 bis. Al momento Alfredo è ancora detenuto nel carcere di Terni, nell’apposita sezione dedicata. Non sappiamo se questa è una destinazione provvisoria e se ad essa seguirà un trasferimento in altro istituto. Il decreto è stato disposto, come prevede la norma, direttamente dalla ministra della giustizia Marta Cartabia, già presidente della corte costituzionale. Ricordiamo, molto brevemente, che il 41 bis è un regime penitenziario particolarmente afflittivo, che prevede, onde impedire ogni forma di comunicazione, l’isolamento, l’assenza di socialità e di ogni attività interna, il silenzio, la censura della corrispondenza, un’ora di colloquio mensile col vetro divisorio e il «citofono», quindi la registrazione del colloquio stesso, 10 minuti di telefonate al mese con un familiare autorizzato costretto a telefonare dall’interno di una caserma dei carabinieri. Ai reclusi è fatto divieto di ricevere giornali e libri, preventivamente la gran parte della corrispondenza viene bloccata a causa dei suoi contenuti, inoltre, non è possibile acquistare giornali e vi è una forte limitazione nella disponibilità di oggetti all’interno della cella (libri, vestiti, cibo, carta e penna contingentati). Leggi tutto “Contro la barbarie del 41 bis: il caso di Alfredo Cospito”

Mentre noi cazzeggiamo sul green pass la guerra incombe !

Mentre noi perdiamo tempo a cazzeggiare sul green pass e sull’obbligo vaccinale il pericolo di guerra avanza minaccioso sugli scarponi degli eserciti russo e americano !

Lo scontro tra i due imperialismi non è mai stato così vicino. Da una parte la Russia non può tollerare di vedere gli stati confinanti aderire alla NATO (e si è già premunita annettendo la Crimea e altre zone dell’Ucraina), dall’altra Biden vuol far dimenticare la figuraccia dell’abbandono dell’Afghanistan e consolidare la posizione USA in Europa.

Chi ci va di mezzo è come sempre il popolo. Mentre a Kiev si chiamano alle armi anche le donne i maggiorenti fuggono all’estero con le proprie famiglie.

Anche l’Italia è presente sullo scenario con soldati nei paesi baltici e navi nel Mar Nero !

E’ IL MOMENTO DELLA MOBILITAZIONE ANTIMILITARISTA. OGGI. DOMANI POTREBBE ESSERE TROPPO TARDI !!

COVID legittimo limitare la libertà, lo dice “Il Manifesto”

L’ineffabile Francesco Pallante torna a deliziarci dalla prima pagina del “Manifesto” (La legittimità delle misure restrittive”, 5/11/2021) dimostrando in punta di diritto che le misure limitative della libertà personale adottate nel corso della pandemia sono perfettamente legali e costituzionali e che quindi sono ingiustificate “le grida d’allarme lanciate da giuristi troppo inclini alla complicazione delle cose, per non dire dei filosofi […]”.

Di fronte alla serie schiacciante di sentenze della Corte costituzionale e dei tribunali amministrativi snocciolate dal Pallante, sentiamo uno spontaneo moto di simpatia per le ingenue grida d’allarme di questi filosofi e di questi giuristi “troppo inclini alla complicazione delle cose”.

Ma come ! Non hanno dunque capito che le misure restrittive sono state autorizzate da decreti legge e da decreti legislativi adottati con tutte le forme della legalità ? Ingenui ! (aggiungiamo noi) non è forse vero che anche le dittature fascista e nazista furono ratificate e sanzionate da atti dei rispettivi parlamenti ? Tutto in regola dunque ?

Se sono ingenui questi filosofi e questi giuristi “ troppo inclini alla complicazione delle cose” che cosa dovremmo dire di Pallante ? Visto che scrive su di un “quotidiano comunista” potrebbe almeno ricordare la differenza marxiana tra struttura e sovrastruttura e di come le leggi altro non siano che strumenti ciechi attraverso cui la classe dominante impone la propria volontà, con le buone o con le cattive.

Le Costituzioni sono i luoghi delle belle declamazioni in cui vengono scritti i bei principi, destinati a rimanere eternamente inapplicati e calpestati ogni volta che fa comodo. Sembra che non l’abbiano capito né i filosofi e i giuristi “ troppo inclini alla complicazione delle cose” e nemmeno Pallante, quanto a questo.

Almeno i primi sono anime belle che si agitano in difesa dei diritti astratti. Pallante invece fa “a gratis” l’avvocato difensore della dittatura di classe. Complimenti al quotidiano “comunista” !

NOTA: su Pallante vedi anche questo post.

Repressione a Udine

Riceviamo e pubblichiamo, esprimendo solidarietà alla compagna inquisita

“Ieri 20 ottobre una nostra compagna ha subìto nella sua casa una perquisizione da parte della Digos di Udine. Gli sbirri si sono presentati nell’abitazione situata nell’amena campagna friulana poco dopo le 7 del mattino, già con la videocamera accesa, a riprendere stanze, muri, arredi e effetti personali della compagna, alla ricerca di un volantino.
Un ignobile e arbitrario pretesto (oltre che per intimidire) per raccogliere dettagli e caratteri antropometrici, per profilare possibili nemiche e nemici dello Stato di dominazione militar-vaccinale attualmente in vigore. La compagna ha prontamente ottenuto che le riprese cessassero, il volantino non è stato trovato, gli sbirri si sono portati via il portatile della compagna. Leggi tutto “Repressione a Udine”

Green pass, repressione di Stato, fascisti e terrapiattisti (chi più ne ha ne metta)

Chiare parole da Umanità Nova che ci sentiamo di sottoscrivere:

“GREEN PASS E DINTORNI. TRA CIALTRONERIA DI STATO E PSEUDOSCIENZE

L’agosto italiano ha visto l’introduzione del Green Pass come strumento per la gestione dell’epidemia. È una misura che era nell’aria da tempo e l’avvicinarsi dell’autunno ne ha accelerato i tempi di adozione. Il Green Pass è una misura che serve allo Stato per scaricare sui singoli le proprie oggettive responsabilità. Non è niente di nuovo: l’intera gestione della pandemia è passata in questa modalità.

Il governo Conte II, inizialmente, ha sottovalutato la grave situazione pandemica nel Gennaio del 2020, giurando che non c’era nulla da temere e che tutto era sotto controllo; successivamente si è lanciato in una frenetica corsa a decreti restrittivi. I primi focolai non sono stati isolati perché le associazioni degli industriali del Nord-Est si opponevano a zone rosse nei loro distretti produttivi. SEGUE SU UMANITA’ NOVA

 

 

In che momento si è fottuto il Messico ? di Claudio Albertani e Fabiana Medina

Claudio Albertani, Fabiana Medina, “In che momento si è fottuto il Messico ?”, quaderni di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe”, luglio 2021.

(per riceverlo scrivere a collegamentiwobbly@gmail.com)

Poco prima dell’uscita del n. 2 della rivista “Collegamenti” esce questo saggio, agile ma ben documentato e di notevole spessore intellettuale, assai utile per comprendere la storia e la situazione attuale del Messico. Il titolo riprende provocatoriamente la domanda “In che momento si era fottuto il Perù” che Vargas Llosa mette in bocca al protagonista del romanzo “Conversazione nella Cattedrale”.

Per il Messico il momento di svolta si ha a metà degli anni 70, quando l’occasione favorevole offerta dall’alto costo del petrolio viene inutilmente sprecata e il paese si avvita in una crisi senza fine. Agli inizi degli anni 80 vengono applicate senza opposizione le ricette neoliberali. Una trasformazione favorita dalle peculiarità messicane: un presidente onnipotente, un partito di fatto unico (il Partido Revolucionario Institucional, PRI), una legislazione sindacale corporativa di derivazione dichiaratamente fascista. Il risultato: smantellamento dei diritti dei lavoratori, svendita a prezzo di saldo delle aziende statali ai soliti amici, devastazioni ambientali e disastri nelle infrastrutture, netto peggioramento delle condizioni economiche di buona parte della popolazione (oggi circa il 40 % ha un reddito inferiore al “paniere alimentare di base”, il minimo vitale

segue su Collegamenti Leggi tutto “In che momento si è fottuto il Messico ? di Claudio Albertani e Fabiana Medina”

Adil Belakdim: ancora un assassinio padronale

Ancora sangue per stroncare le lotte dei lavoratori. Dopo il selvaggio pestaggio attuato da alcuni sgherri della proprietà contro lavoratori che attuavano un picchetto di fronte ai cancelli della Zampieri di Tavazzano (Lodi)

E’ stato ucciso a Novara, travolto da un camion che ha forzato un picchetto, Adil Belakdim, 37enne e  Coordinatore dei SiCobas.

In entrambi i casi sono state colpite agitazioni promosse dal Sicobas, sindacato di base molto conflittuale e forte nella logistica. Ormai le aggressioni a mano armata, i tentati omicidi, gli omicidi veri e propri non si contano più…

Quasi in contemporanea con l’omicidio di Tavazzano a Prato un altro picchetto operaio è stato aggredito, ferendo alcuni operai.

La polizia quando è presente assiste impassibile alle aggressioni, salvo intervenire poi con denunce e fogli di via a carico dei lavoratori in sciopero !

Le aggressioni e le violenze non fermeranno le lotte !

 

Torino: Denunciato per un romanzo

aggiornamento agosto 2021

Il compagno è stato condannato a un anno e mezzo di sorveglianza speciale anche se, pilatescamente, il romanzo non è stato considerato autobiobrafico (però atto a incitare a commettere reati si). La nostra piena solidarietà

11 aprile 2021 Sembravano storie da magistratura borbonica o pontificia, ma vista la location sarebbe meglio dire  sabauda. Accade invece oggi 2021. La magistratura torinese ha chiesto l’applicazione di due anni di sorveglianza speciale per il militante libertario Marco Boba. La colpa ? E’ autore del romanzo Io non sono come voi,  Eris edizioni, pubblicato nel lontano 2015 (risulta esaurito alla casa editrice).

La colpa ? una frase del protagonista del romanzo: Leggi tutto “Torino: Denunciato per un romanzo”

UDINE: ancora persecuzioni poliziesche

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

SIAMO SPIACENTI: continueremo a fare apologia della ribellione e ad oltraggiare l’oppressione

Alcuni giorni fa, una compagna e un compagno hanno scoperto di essere nuovamente indagat* per istigazione a delinquere-apologia (art. 414 c.p.) e diffamazione (art. 595 c.p.)per alcuni contenuti della trasmissione radiofonica Zardins Magnetics, realizzata dalla nostra Assemblea e messa in onda ogni giovedì alle 20.00 su Radio Onde
Furlane. Si tratta dell’ennesimo attacco poliziesco e giudiziario alle attività dell’Assemblea tramite accuse basate su reati definibili come “d’opinione”. Infatti, la compagna e il compagno sotto indagine stanno
già subendo un processo, per i medesimi reati, presso il tribunale di Udine per vari interventi a manifestazioni e un’intervista radiofonica nel 2019. Analogamente, una compagna sta subendo ben tre processi a Trieste per imputazioni di istigazione e oltraggio, per vari interventi
sotto il locale carcere. Pare che le Digos e le procure di Udine e di Trieste vogliano farci pesare penalmente ogni nostra parola che, superando la sterile libertà di indignarsi, rivendichi la libertà di lottare. Leggi tutto “UDINE: ancora persecuzioni poliziesche”

Gorizia: condanne per la manifestazione antimilitarista del 2018

Il 3 novembre 2018 a Gorizia c’eravamo tutte e tutti!

Nelle ultime settimane sono stati recapitati quattro decreti penali di condanna ad altrettanti compagni della regione, in riferimento al corteo antimilitarista del 3 novembre 2018 a Gorizia da noi organizzato, con la richiesta di pagamento per un totale di quasi 11.000 euro. I capi di imputazione contestati sono: manifestazione non autorizzata, imbrattamento e accensioni pericolose di materiale pirotecnico.
Quel giorno una manifestazione di quasi 400 persone percorse le strade del capoluogo isontino per contestare le mortifere celebrazioni militariste e nazionaliste legate al centenario della “vittoria” nella prima guerra mondiale costata milioni di morti, feriti e mutilati.

Un’iniziativa scomoda perché legava il ricordo del primo massacro mondiale con la lotta contro il militarismo e le guerre di oggi. Durante tutto il corteo sono state infatti denunciate le responsabilità del militarismo nostrano nelle guerre che insanguinano tante parti del mondo; responsabilità dirette tramite la produzione e la vendita di armi (di cui un esempio concreto è la fabbrica Leonardo/Selex a Ronchi) e gli interventi militari e neocoloniali dell’esercito a supporto degli interessi delle grandi compagnie a partire dall’Eni.

Una giornata di lotta che è stata da subito ostacolata dalla Questura che, con assurdi pretesti, ha cercato di limitare la nostra visibilità negandoci inizialmente gran parte del centro città. Leggi tutto “Gorizia: condanne per la manifestazione antimilitarista del 2018”

12 dicembre 1969: La strage è di Stato, Pinelli è stato assassinato

La strage di Stato: come è morto Giuseppe Pinelli
Il 12 Dicembre 1969 una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano: 14 morti e oltre cento feriti (altri due moriranno in ospedale). Le indagini si orientano immediatamente verso gli ambienti anarchici ignorando gli indizi che portano verso una matrice fascista dell’attentato. Un attentato voluto da settori dei servizi segreti per fermare le grandi mobilitazioni popolari del periodo e appaltato a gruppi fascisti: una strage di Stato. A Milano il 12 Dicembre decine e decine di sospetti vengono fermati, portati in questura e sottoposti a lunghi interrogatori. Tra questi il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli. Leggi tutto “12 dicembre 1969: La strage è di Stato, Pinelli è stato assassinato”

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN (21.10.2020)

Che cosa c’è di logico nella politica italiana ?

Si inneggia alla folla che si assiepa per vedere il giro d’Italia, si continua a disputare il campionato di calcio riunendo fino a mille spettatori e nel contempo si chiede alla gente di stare chiusa in casa per non diffondere il contagio !

Un’estate per convincere la gente ad affollare le spiagge e i bar, un autunno all’insegna del coprifuoco notturno.

Esaltazione dei medici ed infermieri eroi da una parte, dall’altra mancata assunzione del personale medico e paramedico necessario e contratti capestro per il personale sanitario.

In fabbrica e sui mezzi di trasporto assiepati perchè bisogna produrre. A scuola didattica a distanza….

C’E’ DEL METODO IN QUESTA FOLLIA

 

Riprendere l’iniziativa, uscire dallo stato d’emergenza

Mentre ormai si parla di riaprire a breve i parrucchieri e di consentire la celebrazione delle messe, non si sente nulla sul ripristino degli elementari diritti di manifestazione (anche se con tutte le garanzie di precauzione e “distanziamento sociale”).

Torino 9 maggio 2020 Flash mob cooperative di assistenza, organizzato dalla CUB

In realtà le norme repressive delle ultime ordinanze, miscelate a quelle dei decreti Salvini, vengono utilizzate in modo sapientemente repressivo tollerando in genere le manifestazioni di bottegai furenti per il lockdown (anche quando si ammassano in gruppi compatti) e sanzionando pesantemente iniziative politiche (anche quando condotte da singoli militanti).

In questo senso vanno salutate con favore le iniziative di

Bologna, 8 maggio manifestazione davanti alla Regione, organizzata dal Si cobas

lotta condotte in alcune realtà più avanzate (come Torino o Bologna) soprattutto da parte di organismi di base di lavoratori. Come pure gli scioperi e le agitazioni in numerose fabbriche per il diritto alla salute.

AVANTI COSI’ ! RIPRENDIAMOCI I NOSTRI DIRITTI !

TRIESTE: Manifestazione del 1 maggio e repressione

Sullla manifestazione di ieri  a Trieste (il TG3 parla di oltre cento denunce) riceviamo e volentieri pubblichiamo i seguenti comunicati. Ovviamente massima solidarietà con chi viene colpito/a per aver voluto esercitare un elementare diritto peraltro (molto teoricamente) garantito pure dalla costituzione (ma già, siamo in pieno stato d’eccezione) i bottegai possono liberamente manifestare in piazza, gli operai ammassarsi in fabbrica per produrre ma manifestare per il 25 aprile o I maggio è reato !)

*Sui fatti di Campo S. Giacomo, a Trieste, nella mattinata del Primo Maggio 2020*


Siamo i compagni e le compagne che hanno retto lo striscione con la scritta “*Il virus uccide Il capitalismo di più*”.

Stamattina ci siamo recati, come molti altri, in Campo S. Giacomo, su
invito della Rete Triestina per il Primo Maggio e della Rete
Antifascista-Antirazzista, per testimoniare il nostro punto di vista sulla
situazione attuale, determinata dall’epidemia di coronavirus e sulle
dinamiche sociali ed economiche dominate da provvedimenti di sospensione –
o quantomeno di forte limitazione – delle libertà individuali e collettive
(diritto di manifestare, diritto di sciopero…), proprio nel momento in
cui il prezzo della crisi è e sarà pagato principalmente dai soggetti più
deboli e sfruttati. Leggi tutto “TRIESTE: Manifestazione del 1 maggio e repressione”

Primo Maggio: riprendersi le strade !

manifestazione del 1 maggio 2020 a Trieste

Mentre in tutta Italia i commercianti manifestano liberamente in piazza (spesso senza nemmeno bisogno di comunicarlo alla questura, come la legge imporrebbe). Si continua pervicacemente a proibire le inziative politiche (dei gruppi antagonisti  ovviamente, alla Meloni nessuno impedisce di manifestare in piazza), quando poi non capita che un manipolo di persone che stavano portando fiori alle lapidi partigiane vengano pestate brutalmente dalla polizia : ALTRO CHE REGIME !

In questo clima asfissiante giungono come una boccata d’ossigeno notizie come quella di stamattina da Trieste: oltre duecento persone si sono riunite spontaneamente nella piazza da cui di solito parte la manifestazione del I Maggio improvvisando un’assemblea pubblica (con rispetto delle distanze, mascherine ecc.). Inevitabile la provocazione della polizia nei confronti di una piazza pacifica.

A Torino c’è stato uno sciopero dei riders (così riscopriamo le origini del I Maggio) con manifestazione di piazza

In una fabbrica di Varese il sindacato di base CUB, a dispetto di CGIL-CISL-UIL ha ottenuto il diritto ad assemblee in orario di lavoro e ne ha svolto una il 29 aprile (se si può lavorare perchè non si può fare assemblea sindacale ?)

Varie iniziative a Bologna

AVANTI COSI’ !!

Stato d’eccezione e covid 19

In un articolo sulla Busiarda (La Stampa di Torino) del 20 aprile 2020  Massimiliano Panarari affonda il dito nella piaga:

Quando la tua casa diventa un carcere

Con l’emergenza coronavirus il governo ha proclamato lo Stato d’eccezione sospendendo di fatto le garanzie costituzionali – argomenta l’articolista –  ora come insegna il filosofo Carl Schmitt (che non casualmente fu poi sostenitore del nazismo) “Sovrano è colui che decide sullo stato d’eccezione” (ovvero traduciamo noi: il vero potere c’è l’ha chi ha il potere di sospendere le leggi fondamentali facendone strame). L’articolista prende quindi atto con malcelata soddisfazione della svolta golpista e invita Conte ad un maggior decisionismo in favore delle “giuste ragioni del mondo industriale”. Parole chiarissime.

Con la consueta miopia risponde Francesco Pallante sul “Manifesto” del 22 aprile belando che no, non di stato d’eccezione si tratta ma di semplice “Stato di emergenza sanitaria” proclamato legalmente sulla base del Codice della protezione civile ! Il buon Pallante si ricorda che le dittature fascista e nazista vennero instaurate in modo perfettamente legale ? Evidentemente no. Leggi tutto “Stato d’eccezione e covid 19”

Riprendiamoci la strada !

Le misure di distanziamento anticoronavirus hanno di fatto sospeso tutte le garanzie politiche (di per sè già molto precarie, come ben sappiamo…). Già il governo Conte 1 ha pesantemente ridotto la libertà di manifestazione. Ora rischiamo di chiudere anche i residui spazi di libertà. Occorre mantenere alta la vigilanza.

Segnaliamo quindi con favore sia la rivolta di Torino contro i soprusi polizieschi, sia le iniziative di “borsa solidale” a Milano, sia la manifestazione “alternativa del 25 aprile a Udine. Con l’augurio che queste iniziative si moltiplichino.

RIPRENDIAMOCI LA STRADA !

coronavirus, sanzioni penali e stato di eccezione

Siamo ormai in pieno “Stato di eccezione” giustificato dall’emergenza sanitaria. Cose fino a ieri ovvie ora sono proibite. L’attività politica (non virtuale) è diventata (quasi) impossibile:

AGGIORNAMENTO 25 MARZO 2020

Con il decreto legge 19/2020 le sanzioni penali sono state trasformate in sanzioni amministrative consistente nel pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000 mentre non si applicano più le sanzioni contravvenzionali previste dall’articolo 650 del codice penale  le sanzioni sono aumentate fino a un terzo se chi compie la violazione è alla guida di un veicolo. Evidentemente lo Stato si è reso conto che il numero enorme di denunce penali sava ingolfando gli uffici giudiziari.

Sono però state aggravate le sanzioni penali per chi viola la quarantena: in questi casi si rischia la reclusione da uno a cinque anni.

13 marzo 2020

Vogliamo qui sottolineare una cosa importante:

Le sanzioni previste dai recenti decreti anticoronavirus per chi viene trovat* per strada senza valido motivo sono sanzioni penali, non amministrative. Leggi tutto “coronavirus, sanzioni penali e stato di eccezione”

Ancora un po’ di tempo e lo stato farà mettere le sbarre e le porte blindate anche nelle nostre case…

“Ancora un po’ di tempo e lo stato farà mettere le sbarre e le porte blindate anche nelle nostre case…” così scriveva Anacleto (militante anarchico di Milano) nell’ottobre 1982 riferendosi al supercarcere di Voghera (Abbattere le mura del cielo, p. 192).

Parole che oggi suonano profetiche. Certo oggi c’è una emergenza sanitaria, certo la quarantena è oggi necessaria… Però, però quando mai non siamo in stato di emergenza ?

Teniamo alta la guardia per evitare che queste limitazioni alla libertà di movimento diventino a poco a poco permanenti…

TRIESTE: occupato e subito sgomberato uno spazio sociale

Nella giornata di ieri [28 settembre 2019] l’esperienza dello spazio sociale autogestito “Breccia” è stata stroncata dopo pochissime ore da un massiccio intervento di solerti tutori dell’ordine. Non c’è stato nessun margine di trattativa, il messaggio era chiaro: in questa città non vi deve essere nessuno spazio sottratto al degrado e all’abbandono tramite la pratica dell’azione diretta. Leggi tutto “TRIESTE: occupato e subito sgomberato uno spazio sociale”

REPRESSIONE A TORINO: sgombero dell’Asilo occupato, arresti per “associazione sovversiva”

L’attacco all’Asilo, l’accusa di associazione sovversiva, la normalizzazione violenta di un quartiere

Era l’alba del 7 febbraio. Sin dalla tarda notte c’erano stati segnali d’allarme: decine di mezzi blindati della polizia in movimento per la città. La sorpresa, programmata con cura, non aveva funzionato. Quando un esercito di poliziotti, carabinieri, guardie di finanza e Digos hanno fatto irruzione all’Asilo occupato di via Alessandria, cinque anarchici sono riusciti a salire sul tetto. Vi rimarranno per oltre 30 ore, nonostante il freddo rigido e l’assedio degli uomini e delle donne della polizia politica.
La stessa mattina la polizia entrava nella casa occupata di corso Giulio Cesare per effettuare alcuni arresti.
Lo sgombero di una delle occupazioni storiche della città è coinciso con l’Operazione “Scintilla“, che la Procura torinese ha aperto nei confronti di una trentina di attivisti contro la macchina delle espulsioni e i CPR, le prigioni amministrative per immigrati senza documenti. Il pubblico ministero Manuela Pedrotta ha chiesto ed ottenuto la detenzione in carcere per sei anarchici.
L’accusa, rispolverata per l’occasione, è di associazione sovversiva, l’articolo 270 del codice penale, uno dei tanti strumenti affinati nei decenni per colpire chi si unisce per trasformare radicalmente l’assetto politico e sociale in cui tanta parte dell’umanità è forzata a vivere. Un’accusa che colpisce l’identità politica al di là dei singoli episodi che vengono assemblati per criminalizzare le lotte, tentare di isolare compagni e compagne dal contesto sociale in cui si muovono. SEGUE SU ANARRESINFO